Melita Sorola Staničić

Dopo la fioritura

Chiesa di S. Tommaso, Via Del Monte, Rovigno
mercoledì 4 luglio 2018 - sabato 21 luglio 2018


Martedì, 4 luglio 2018 alle ore 21:30 nella Galleria di s. Tommaso si presentera con la mostra personale intitolata “Dopo la fioritura" la artista Melita Sorola Staničić.

Sebbene le opere di Melita Sorola Staničić presentate alla mostra rovignese sembrino a prima vista un misto di classici disegni ad acquarello e di immagini acriliche su carta di motivi consueti, principalmente tratti dalla natura come i fiori, i paesaggi o da ogni altra cosa, sono profondamente immersi nelle espressioni contemporanee del simbolismo e dell’arte concettuale. Espressione in cui i simboli e il pensiero che vanno al di sopra del godimento estetico vengono accentuati con varie combinazioni di numeri e segni. Proprio l’attuale preoccupazione del pensiero dell’artista è il tema che domina nei quadri presentati. Tema che esprime la situazione dei diversi stati d’animo e dei complessi rapporti reciproci nell’evoluzione dinamica della vita che nel tempo va continuamente avanti. Le situazioni fisiche e spirituali, spariscono una dopo l’altra, fanno ritorno alla natura, e giungono a noi attraverso una continuità regolata i cui legami interni instaurano le sensazioni vive fra l’attimo temporale e il senso dello spazio.

Nel presentare questi e tali stati d’animo creando l’immagine, Melita ha mantenuto il procedimento pittorico classico e al problema di come presentare o dipingere il tempo, e non solo il tempo, ma anche lo spazio ha aderito in maniera concettuale. Infatti, il tempo-spazio sono composti da un’infinità di parti inutili e superflue che prendono forma e si edificano. Con tali attimi, come asserisce la stessa artista, crea la “scultura del tempo” annotando l’atto in un attimo insignificante del tempo che non avrebbe dovuto nemmeno esistere. Il tempo avrebbe potuto scorrere anche senza alcuna annotazione di qualche atto come ad esempio lo è il tratto del pennello o della matita. Il paradosso del processo spazio-tempo in cui il tempo presente con lo scorrere è sparito, ma comunque è durato ed è esistito. La sua esistenza è annotata nello spazio con una certa parte dell’azione, altrettanto inutile e insignificante. L’azione, l’attività o il tratto in questo e in tale tempo si annota ciclicamente come uno scompiglio che l’artista ritiene essere un attimo molto importate, perché è parte della sua coscienza di essere presente nel tempo. Lo scompiglio nello scorrere ininterrotto del tempo che rappresenta il segno, il simbolo della sua illusione della presenza, con ciò l’attuale si trasforma in perenne.

Nell’uomo, da tempi immemorabili, esiste il vivo desiderio di fermare il tempo, indipendentemente se si tratta dell’eroismo nell’epopea di Gilgamesh o nelle poesie dell’antico Orazio che ha eretto il “monumento più duraturo del bronzo”, sempre nell’essenza c’è la ricerca della vita eterna. L’implacabile egoismo del circolo vizioso che rende inconscia, occulta la dimensione dell’esistenza, si rende evidente nel colloquio dell’artista con il presente mentre sta diventando passato. Contemporaneamente il futuro diventa presente, con la ricerca parallela dell’essere e della coscienza dell’interpretazione artistica. Tali considerazioni sui rapporti fra spazio-tempo, il ricordo e l’identità diventano azioni che rappresentano il simbolo di ciò che è duraturo e senza tempo. Con la sua pittura l’artista si introduce nel mondo dell’autocoscienza e del pensiero dove avviene il dialogo sofisticato con il visibile e l’invisibile dello spazio-tempo, forma e memoria. In questo peocesso temporale di pensiero e di coscienza esiste allo stesso tempo sia l’ordine sia il caos che indicano come il presente sia appena un attimo visibile!

I quadri di fiori esposti hanno una duplice struttura, sono composti da due quadri che combacciano. La parte superiore è formata da disegni trasparenti su carta paus tracciati delicatamente con la matita o con la penna, mentre nella parte sottostante si intravede il fiore dipinto con colori ad acquarello, e la sua forma segue, anche se non espressamente e precisamente, la forma del disegno superiore. Il fiore così disegnato ad acquarello, la sua struttura dipinta, ricorda particolarmente le macchie di Rorschach, perché la natura in effetti è qualcosa di unico e allo stesso tempo di astratto come le macchie. Le macchie con cui da forma al fiore sono attivate da vari strati di verità inconsce sulle cose che spesso si trovano anche fuori dalle stesse. Con tale pittura l’artista entra nel mondo isoterico e misterioso del pensiero e dell’autocoscenza in cui avviene il dialogo attraverso il ricordo del tempo trascorso. Tuttavia, questa lingua intima di Melita, i suoi pensieri, hanno bisogno di un legame con il mondo realmente vissuto, per cui ha orientato la sua pittura verso il pensiero sull’essenzialità dello spazio-tempo che rappresenta un attimo nascosto, inosservabile. Gli elementi nascosti nel quadro indicano lo squilibrio rilevato che ha lasciato le sue tracce e segni.

Sui quadri acrilici con i motivi delle foglie, con le gocce di rugiada, di pioggia, di lacrime... presenta il suo paradigma spaziale-temporale in maniera discreta, quasi invisibile. Espresso allo scopo di archiviare per l’eternità soltanto un attimo del suo essere, un momento dell’esistenza che nelle dimensioni universali ha appena una pallida indicazione – un segno! Attraverso i segni dei tratti del pennello annota, come se fosse un diario, il momento dell’atto aiutandosi con un dato numerico. Dato che rappresenta il ricordo del tempo, del presente e del passato, incosciente e cosciente, il viaggio della realtà e del sogno. La memoria viaggia attraverso lo spazio e il tempo trasformandosi contemporaneamente in un mondo pieno di profonda carica esplosiva simbolica dell’eternità. Questo è un discorso con il tempo archiviato, con la ricerca dell’ essenza e della coscienza nello spazio che diventa il posto per riflettere sui rapporti fra la dimensione dello spazio e il ricordo. Il ricordo esiste indipendentemente dal fatto che il tempo vada avanti, lo custodiscono i segni annotati, in silenzio. Le annotazioni numeriche si oppongono al caos della sparizione o della morte, diventano parte integrante, fondamentale della vita presente senza futuro. Hanno un passato e un presente, ma non hanno il futuro che diventa incerto nel momento in cui si annota il presente per salvaguardarlo in eterno. In tale opposizione della morte e della sparizione Melita entra nel paradosso della fine della vita. Il presente non necessita di rinascere, della sostituzione del vecchio con il nuovo. Non lascia il suo posto ad uno nuovo con lo scorrere ininterrotto della sparizione e della nascita, perché esiste per l’eternità!

Dario Sošić

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