Colonia Artistica di Rovigno '19

"L'Amore è Arte,. E, l'Arte è amore" Bruno Mascarelli (1926 - 2019)

Museo della Città di Rovinj - Rovigno (Grande Galleria, II piano)
martedì 30 luglio 2019 - domenica 25 agosto 2019


L’edizione della mostra di quest’anno è dedicata a suo padre, a Bruno Mascarelli; è stato un uomo vitale nonostante la sua età avanzata che ha condotto coerentemente fino all’ultimo istante. Alla mostra sono esposte opere di Bruno dipinte ed esposte alle mostre della Colonia artistica dall’inizio ad oggi. Perciò la mostra comprende un numero lievemente minore di espositori degli anni precedenti. Contemporaneamente la rappresentanza di artisti giovani è maggiore nonostante il minor numero di espositori e l’ambiente ristretto, che in fin fine significa freschezza di idee e pensiero. La “Colonia artistica di Rovigno" è una mostra collettiva d’arte contemporanea che ha tramandato la sua esistenza e la durata per tutta una vita. Con la sua perseveranza affronta il tempo e la noiosa ripetizione. Affronta anche la mentalità locale, perché l’arte è sempre, specialmente nell’attuale mondo globalizzato, al di sopra degli intolleranti interessi locali. Elenco dei partecipanti in ordine alfabetico: Atević Murtić Kristina; Božić Milan; Božić Đanino; Berton Elvis; Burilović Domagoj; Delimar Vlasta; Dimeski Marin; Fernežir Marina; Frelih Vladimir; Friščić Danko; Garbin Aleksandar; Herak Martina; Hršak Tomislav; Ivančić Josip - Pino; Kalenić Jadranka; Karlović Tihana; Keser Zlatko; Kolarić Branko; Konjevoda Silvana; Kopas Zdravko; Kos-Paliska Vera; Krašković Denis; Luketić Lada; Malčić Ivica; Marin Milan; Matić Trstenjak Slađana; Milić Zdravko; Momoli Vinicio; Mrčela Ivana; Nazor Dijana; Orlić Aleksandra; Paliska Karlo; Pentić Josipa; Politeo Tatjana; Rapaić Davor; Ražov Nikola; Riđički Branka; Ruk Ivanka; Rukelj Gabrijela; Sošić Vjekoslava; Šeler Lidija; Teklić Bernard; Trebotić Matko; Tumpić Vanja; Vidmar Svebor; Vlačić Ljiljana; Vulić Ivana; Zanze Anabel; Zubak Marko; Žižović Breza

"L'Amore è Arte,. E, l'Arte è amore" Bruno Mascarelli (1926 - 2019)

Nel prepararci per la mostra collettiva della “Colonia artistica di Rovigno” di quest’anno siamo stati sorpresi della morte del suo fondatore e fedele espositore di questa manifestzione pittorica tradizionale. Si tratta di una manifestazione che per la città stessa riveste un ruolo molto più grande ed importante di ciò che si possa attribuire ad una mostra tradizionale degli artisti di belle arti. Allo stesso momento in cui, verso la metà del secolo scorso ha avuto origine questa mostra collettiva, è diventata un evento culturale cittadino e regionale di ampio spazio. Il raduno e l’espositione spontanea di artisti ha contribuito principalmente a revitalizzare la città spopolata. Ancor oggi siamo testimoni del fatto che con l’emigrazione e l’abbandono della città natia da parte di un gran numero di abitanti molti paesi muoiono nottetempo rimanendo senza la parte del popolo più istruita e più attiva. L’unico modo di lottare contro la scomparsa della società e spopolazione sociale è l’attività culturale. In questo caso è stato così 66 anni fa con questa mostra iniziata da Bruno Mascarelli. Perciò dedichiamo la mostra di quest’anno proprio a lui. Bruno Mascarelli, attraverso questa mostra, ha dedicato la sua vita alla società e alla città dove si era trasferito a quel tempo così lontano.

Possiamo rilevare con orgoglio che nella storia recente della città e della regione, un artista (Bruno Mascarelli) e i suoi amici artisti hanno indebitato la società con la loro stessa battaglia, esistenza, arrivo e con la creatività e l’azione disinteressate. Proprio per questo, la scomparsa di Bruno ci pesa ancora di più. Il suo impegno a riunire un numero al quanto elevato di artisti di tutta la regione e della nazione di quei tempi affrontava una situazione senza speranza, il boicotaggio, il ristagno, tutto ciò che poteva succedere nel futuro della città. Gli artisti, Bruno e i suoi amici, erano soltanto un piccolo segmento dell’attività umana, a prima vista, senza un’importanza economica o di lucro. Presentarono soltanto una mostra collettiva di artisti. Però, nel contempo come oggi, questo evento è stato sempre colmato da carica positiva e forte energia di spirito umano e creatività. La mostra della Colonia artistica di Rovigno, ai suoi inizi, e continua a contribuire ancor oggi al pari del progresso in tutti i campi, alla vivificazione rinnovata e a mettere in piedi una città traviata. È diventata l’esempio del progetto artistico che sta a dimostrare e confermare fino a che punto gli artisti siano un segmento essenziale della società. Indipendentemente dall’ordinamento sociale esistente, dall’abbandono del focolare, è possibile superare i difficili ostacoli se fra noi e con noi ci sono gli artisti.

Nei lontani anni Cinquanta del secolo scorso, ai tempi della sua istituzione e nei decenni successivi, la Colonia artistica rovignese non era solo pittorica. Era l’arteria degli eventi culturali nella città e le stava restituendo la vita. Aveva riunito molti vari intellettuali, gente istruita all’accademia: pittori, scrittori, musicisti fino a gente di scienza e medici. Quel loro riunirsi ed agire significava per Rovigno mantenere, sviluppare e istituire manifestazioni ed istituzioni culturali. Il Museo civico di Rovigno è stato fondato proprio grazie a loro. Attraverso i loro racconti, Mascarelli e Vuličević hanno trasmesso non solo l’iniziativa, ma c’era bisogno anche di sforzi fisici per l’assestamento dell’ambiente, e questo compito è stato realizzato per la maggior parte da una donna, Zora Matić. Zora Matić raccontava che aveva lasciato il suo lavoro presso la ditta “Dekor” a Zagabria ed era venuta a Rovigno, perché qui c’era Bruno Mascarelli. Vuličević affermava altrettanto di essere venuto a Rovigno per Marcarelli. In una sua lettera, Vaništa scrive di quei tempi: “Caro Bruno, il secondo giorno a Rovigno sono andato da Zora Matić. Uscita da casa (oggi di Boro Čosić) ha detto: Ho proprio fatto il bagno ed ora mi spingete a tirar sù questodivano. Era una domenica di luglio o agosto 1954. Roza arriverà fra qualche giorno. Ci siamo trasferite in una casa abbandonata in cima al monte in prossimità della tua casa e di quella di Vuleks. Rozsi è anadata in mercato ed ha cucinato; a pranzo c’era anche Vuleks, una volta c’eri anche tu, dopo l’esercitazione militare ed hai pranzato. Disegnavo e dipingevoo (senza successo), la tela era girata verso il muro (come quelle di Čelenobić), mi hai pregato di voltarla per vedere e io t’ho pregato di non farlo. Nella sala di lettura in Piazza sfogliavamo La fiera literaria impietriti davanti a disegni divini (Carra, Rosai, Sironi...). Il Diditi’ non c’era, dappertutto confusione, tutto ardeva. La pietra delle case abbandonate era bianca, spesso senza telai alle finestre. Rimaneva soltanto la disperazione serale, forse ancora due tre disegni su carta Hamer ingiallita. E poi siamo ritornati a Zagabria, a scuola ... E due, tre giorni dopo si è presentato alla porta e nello studio ed appartamento in Via Barčić Vuleks con una piccola edizione di Utrillo. E vi stava scritto: Alla signora Rossi per le specialità culinarie. Ti scrivo e a momenti tremo. Era tutto vero, mi chiedevo febrilizzante. Molti saluti Vaništa. ZGB 6. IX. 2012."

Dalla fondazione della mostra, attraverso anni grandi e piccoli, il Museo della città di Rovigno conquista ed eredita la tradizione di organizzare questa mostra. Lo deve alle sue radici, alla sua sorgente: ai fondatori del museo, ed anche ad alte numerose manifestazioni artistiche museali. Gli siamo debitori soprattutto, per la ricca collezione d’arte contemporanea che si custodisce negli ambienti espositivi e nelle custodie del Museo, ai numerosi artisti che con le loro opere hanno intessuto la storia della città o attraverso mostre personali hanno dato il loro modesto contributo. Oggi, a distanza di 66 anni, sfogliamo innumerevoli eventi artistici che attraverso tutto questo periodo hanno garantito alla città il carattere di un vero centro culturale. Proprio grazie a questa manifestazione della Colonia artistica di Rovigno sono presenti tutte le forme di espressione creativa, contemporaneamente, se non prima di quelle delle grandi capitali della regione. A Rovigno l’arte si è creata, gli artisti appartenevano a diverse località, erano di mentalità, generazione e tradizione diverse, l’arte li aveva riuniti e nell’arte collaboravano bene, impreziosendo la città. Ineccepibilne, questa creatività reciproca è ancora in opera. Bruno Mascarelli è stato una costante, partecipante alle mostre, non pretendeva premi, per lui essere alla mostra era già un premio. Essere con gli artisti, stare assieme, come l’aveva fatto per tutta la vita. Esponeva quadri che sembravano come se venissero da un altro mondo, perché i suoi quadri sono così. Da ogni suo quadro scaturisce energia, soddisfazione e desiderio di vita, perché è questo ciò che sentiva nel creare artisticamente e lo ha trasmesso con coerenza nei suoi quadri. I suoi quadri sono nostalgici, di titolo significativo che indica che l’atto creativo rappresentava per lui gioia e felicità.

Per Bruno Mascarelli questa mostra significava possibilità di comunicare e fare spazio a nuovi temi, polemiche e atteggiamenti da assumere. Sempre seguiva con attenzione che cosa e come facevano gli altri, progredivano e quanto, faceva conoscenza con nuovi nominativi, possibilità di scambiare esperienze. Cercava di entrate nei segreti delle espressioni artistiche altrui, e nel farlo non aveva osservazioni polemiche o critiche, e se ce n’erano erano al servizio degli elogi. Seguiva tutto con attenzione e cercava di comprendere, non faceva commenti finché in quello che guardava non riconosceva qualcosa che gli corrispondeva, dopo di che elogiava. Così era il carattere di Bruno, influiva anche sulla natura della mostra che non aveva il concetto di privilegiare qualche espressione dell’arte contemporanea. Il compito del curatore non era quello di filosofare cercando o inventando il tema della mostra, in tal modo la mostra era aperta a tutti, perciò molti giovani artisti non ancora affermati avevano l’occasione (e trovavano il pubblico). La Colonia è tale ancor oggi, sebbene a qualcuno disturbi l’aspetto eterogenico, Infatti, costoro vogliono vedere se stessi, le proprie opere soltanto assieme a quelli scelti, “uguali” a sé. L’esclusività del cooncetto del curatore a molti stringeva la possibilità indirizzandoli verso modelli tematici, senza lasciar loro l’ampiezza della libertà dove sta in agguato la casualità che s’intreccia con i tentativi, gli errori, l’ignoranza, l’inesperienza e la scoperta, ma anche le sfide. Una mostra così aperta e libera motiva i giovani e corrisponde loro che sono innamorati della professione scelta, dell’arte e della vita. Ed era così tutta la vita anche Bruno Mascarelli, indipendentemente dell’età che aveva sulle spalle: aperto, libero, eternamente innamorato. Innamorato di un buon quadro, di un buon libro, di una bella canzone, ma anche di una bella donna. Aperto e diretto, recitando o citando filosofi, poeti, letterati in francese, italiano, croato, ebreo o spagnolo giungeva ai cuori delle donne, baciava la mano ed era ed è rimasto un seduttore e incantatore.

La mostra esprimeva altrettanto e costantemente l’ampiezza e l’apertura democratica, senza limitazioni tematiche, nonostante la critica e lo spico proprio di queste caratteristiche come suoi difetti, visto che così dà spazio ad esposti più o meno qualitativi. Ha mantenuto il suo fascino e seduzione proprio come suo padre Bruno, nonostante l’ostinazione di esporre espressioni sia contemporanee che tradizionali che formano un paradosso una verso l’altra. Fortunatamente, l’ambiente espositivo dislocato del Museo rende possibile la pacificazione e l’impedimento reciproco dell’annichilazione e alla mostra stessa questa eterogenesi non ha mai disturbato. Al contrario, molti lo vivono come un pregio che rende possibile lo sguardo nel funzionamento dell’arte nella società, ma anche quello delle tendenze moderne. La Colonia artistica è indubbiamente il risultatto non della negazione di svariate espressioni, ma di quella che contemporaneamente distrugge le diversità, unificando rapporti negativi e positivi pieni dell’arte trasformandoli in evento culturale. La linea di forza con cui l’arte innonda la società e la rende dinamica la espirme ancor oggi, senza cambiamenti come l’ha dimostrato anche nel periodo dell’istituzione della Colonia artistica. L’incontro di artisti con la loro presenza conferma e mantiene la mostra in cui non ci sono esclusivismi, perché indipendentemente dal differente modo di concepire l’arte, questa differenza e accetazione trasformano la loro fantasia, sogni e visioni, il proprio modo di concepire il mestiere o in una parola l’arte presente e reale. L’insieme che si realizza attraverso ogni singola persona in particolare, tanto che gli artisti così affermano anche se stessi. Coloro che creano l’arte esistono indipendentemente dalla grandezza o dall’importanza della loro partecipazione, la mostra li realizza, perché esiste in loro onore, ma anche per l’arte stessa.

Mai ci si attendeva né era intenzione scoprire e riconoscere alla mostra un’opera d’arte fatale e oggi è diventato quasi impossibile, perché in questi tempi stabiliti globalmente, il privilegio diventa contemporaneo, tutto e dappertutto. Oggi lo sanno meglio di tutti gli artisti stessi, coscienti che la grande arte si crea attraverso tutti loro assieme. Ognuno dà il suo obolo all’arte attraverso un particolare evento per loro, che altrettanto impetuosamente lampeggia e sparisce sostituito da uno nuovo. Coloro che sono in prima fila o sono diversi e si distinguono dall’ambiente circostante sono i più coscienti della situazione e posizione degli artisti d’oggi. Tali artisti non vigliono essere quel piccolo momento che lampeggia tramite il premio, loro sono fuori concorso e non desiderano il premio. Sono semplicemente parte dell’arte. L’arte che ha le sue salite e discese, crisi ma anche momenti di gloria. Si tratta dell’arte, e l’arte è sublime e non è soltanto il riflesso o l’astrazione della vita, bensì la danza della vita stessa. Così la mostra diventa una danza in cui sono iinclusi molti artisti, e vivono anche l’arte in maniera differente. Partecipano anche perché sono consci della propria particolarità nella società, sono diversi, risaltano e sono a capo nei cambiamenti indispensabili nella dinamica della vita moderna. Da sempre l’arte ha indicato e riconosciiuto tutte le componenti della società in cui si crea, positive e negative. Questi segni distintivi positivi e negativi non danno soltanto ritmo alla vita, ma sono i principali promotori dello spirito creativo. Le opere d’arte esposte alla mostra diventano la conferma e danno la legittimità alla realtà, perciò questa è allo stesso tempo la danza della stessa vita.

L’edizione della mostra di quest’anno è dedicata a suo padre, a Bruno Mascarelli; è stato un uomo vitale nonostante la sua età avanzata che ha condotto coerentemente fino all’ultimo istante. Alla mostra sono esposte opere di Bruno dipinte ed esposte alle mostre della Colonia artistica dall’inizio ad oggi. Perciò la mostra comprende un numero lievemente minore di espositori degli anni precedenti. Contemporaneamente la rappresentanza di artisti giovani è maggiore nonostante il minor numero di espositori e l’ambiente ristretto, che in fin fine significa freschezza di idee e pensiero. Un evento che può essere quasi confrontato al ritmo dei battiti del cuore della madre e del suo bambino ancora non nato. Un cuore batte più lentamente, con maggior calma e in maniera decisiva, mentre l’altro batte più vivamente, rapidamente e incerto. Alla Colonia artistica rovignese entrambi i cuori, sin dal concepimento ad oggi, con i suoi diversi ritmi, ma sincronizzati reciprocamente danno agli espositori la forza e la potenza. Il fascino particolare, ancora acceso di Bruno.

Dario Sošić

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